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D’Annunzio Segreto a Teatro Manzoni Milano

Edoardo Sylos Labini svela intimi attimi di essere del Vate

Di: Gabriella Coronelli

8 Febbraio 2018

Categoria: ProfileFood

“Io dico che bisogna essere veggente, farsi veggente. Il Poeta si fa veggente attraverso un lungo, immenso, ragionato disordine di tutti i sensi.”
A. Rimbaud da Lettera del Veggente

Un ringraziamento speciale a Alessandro Tonacci e Roberta Valbusa di Archivi e Biblioteche Fondazione Il Vittoriale degli Italiani – Gardone Riviera – BS – che mi hanno inviato con celerità e cortesia le immagini di D’Annunzio pubblicate nell’articolo.

Per due serate, a Teatro Manzoni, Edoardo Sylos Labini è stato il “Vate” che colmava i nostri sensi dei versi, profetici e attuali da brivido, di D’Annunzio
… “E piove sulle tue ciglia,
Ermione” …
insinuando in noi il profondo bisogno di essere Ermione bagnati da quella pioggia, da quella poesia rivestiti del bello, dell’armonia di versi lenitivi delle disarmonie quotidiane.

Profilo eclettico, non solo attore, un istrione padrone di mille idiomi alimentati da passione volontà e molta disciplina, Edoardo promuove l’arte della cultura non solo come attore, realizzando iniziative editoriali e eventi digitali per allargare la conoscenza e coinvolgere tutte le espressioni artistiche e tutti i potenziali accoglitori dei diversi messaggi, delle diverse sensazioni suggerite, stimolate da ogni arte – Cultura Identità .
Di D’Annunzio coglie il lato segreto e lo espone con amabilità, un po’ come Marguerite con Adriano, la storia è filtrata dal fascino che i personaggi esercitano e dal desiderio di capire, di andare a fondo, al di là dello scontato. E ci è riuscito, con disinvoltura studiata e proprietà, scorre la vita del Vate e ne espone quotidiani segreti, anche il suo rapporto col cibo, la cucina e le persone che si occuparono della sua alimentazione.

Legge ricette e note lasciate alla cuoca Albina, le avevamo viste esposte in Triennale in occasione della mostra “Arts & Foods”, notevole in questi scritti il senso di gratitudine che “Ariel” con delicatezza, attenzione per il lavoro svolto da chi si occupa di lui elevando il dovere ad una forma matura di affetto, esprime regolarmente non occasionalmente.
Gesti che ci riconciliano con l’essere, chiunque esso sia.

Su ilgiornale-off Edoardo Sylos Labini ha pubblicato la sua intervista a Bruno Barbieri, uno chef di cui si percepiscono forza e capacità eclissate da moderazione e disponibilità velate sempre da un sentore di profondo appagamento personale:
“Ci racconta un episodio OFF dell’inizio della sua carriera? Un aneddoto particolare, divertente o imbarazzante che ha segnato i suoi inizi?
La mia carriera è iniziata sulle navi da crociera: a 18 anni andai a lavorare per una compagnia negli Stati Uniti. Non ho fatto il militare, ma quando arrivai al porto di New York fu come quando uno parte per il servizio militare: arrivai con la mia valigina di cartone, c’era questa nave gigantesca ed erano tutti in fila per prendere le coperte, la chiave della cabina, ecc… Mi sembrò una cosa strana perché non capivo bene se ero andato a lavorare o a fare il militare! Questo fu il primo impatto con il lavoro e fu l’inizio della mia storia, della mia carriera. La nave era un mostro dei mari, mi sentivo piccolo come una formica.
Il nostro magazine si occupa di musica, cinema, teatro e arte, è probabile che qualche lettore si chieda se la cucina può essere considerata un’arte a tutti gli effetti… Uno chef è un artista?
La cucina è un’arte e va a braccetto con il mondo dell’arte. In cucina, come nella musica e nella moda, c’è grande ricerca: nella musica c’è la ricerca del suono, nella moda c’è la ricerca dei tessuti e del design, mentre nella cucina c’è la ricerca del cibo. E della storia.
Ascolta della musica quando cucina? C’è un brano che mette spesso?
Nelle mie cucine non è mai esistita la Gestapo nel senso della durezza, la gente è libera, c’è sempre la musica. Però attenzione, appena inizia il servizio deve essere tutto perfetto! Musica di tutti i tipi, quindi: Springsteen, Vasco Rossi, Bono e gli U2, Jovanotti, di tutto e di più… Leonard Cohen quando dobbiamo essere molto concentrati, qualche volta anche musica classica, dipende molto dal tipo di serata e dalla concentrazione che richiede.” …
Merita la lettura integrale qui 

Le arti si contaminano, sono gli umani a fare la differenza, noi unici dotati di libero arbitrio abbiamo sempre la possibilità della terza via, non politica, la consapevolezza, la volontà di produrre azioni sostenibili e, quando si tratta di cibo, è meglio condirlo con l’arte, per renderlo gustoso, piuttosto che con quantità esagerate e qualità infime, nutriremo il corpo e lo spirito.

La colonna sonora dei piatti di Bruno Barbieri: