FICO Fattoria Italiana Contadina a Bologna
Il Parco Agroalimentare più grande al mondo: dalla terra alla tavola
Di: Gabriella Coronelli
Apre F.I.CO – Fattoria Italiana Contadina – a Bologna, il più grande parco agroalimentare nel mondo. Siamo stati a visitarlo il 9, una giornata interamente dedicata a chi avrebbe poi comunicato, raccontato. Quindi eccoci qui a raccontare:

COSA ABBIAMO VISTO
Il progetto è smisurato, non siamo sicuri che questo possa essere un progetto di “Parco Agroalimentare” o semplicemente un nuovo format di distribuzione di massa. L’impatto è quello del mega centro commerciale: confinato in un contesto decisamente poco affascinante, poco agricolo, poco contadino; tra svincoli autostradali, ferrovie, zona industriale e, a vista, le ciminiere di un mega inceneritore.
Non manca nulla, non basta un giorno per girarlo e conoscere tutto ciò che meriterebbe di essere conosciuto.
Il progetto è dell’arch. Thomas Bartoli, 100.000 metri quadrati dedicati alla biodiversità e all’arte della trasformazione del cibo italiano, ospita tutte le tematiche legate all’universo del cibo con l’intento di far conoscere la filiera dei prodotti tipici italiani:
Coltivazioni e allevamenti – 2 ettari di campi e stalle all’aria aperta, con 200 animali e 2.000 cultivar;
Le Fabbriche di FICO – 8 ettari coperti con 40 fabbriche di alimentari in funzione;
Ristoranti, chioschi e bar – oltre 40 luoghi ristoro allestiti e animati, dai bar fino ai chioschi di cibo di strada ed ai ristoranti stellati;
Mercati e Botteghe – 9.000 metri quadrati di botteghe e mercato con il meglio dei prodotti e del design per la buona tavola
Didattica e Formazione – 6 aule didattiche e 6 grandi “giostre” educative interattive, per far sperimentare e conoscere i segreti del fuoco, della terra, del mare, degli animali, delle bevande e del futuro;
Eventi e Centro Congressi – centro congressi modulabile da 50 a 1.000 persone, con spazi per teatro e cinema.

Molte delle realtà incontrate meritano approfondimenti specifici che dedicheremo successivamente, accenniamo alcuni appunti interessanti:
Il chiosco eat&dream – agile e innovativo propone esperienze degustative legate al territorio italiano; il pay-off “Il giro dei classici di strada” anticipa quali saranno i percorsi sia food che culturali. Le ricette della grande cucina popolare italiana diventano occasione di scoperta dei territori e delle storie più sincere: Lampredotto fiorentino – qui l’affascinante storia, cu’scusu trapanese incocciato a mano, antico Borlengo dell’Appennino emiliano – qui la storia e la ricetta, prelibatezze delle Terre del Lamone – il Fiume che costeggia, nel tratto romagnolo, la strada che collega Ravenna e Firenze.

Il Forno di Calzolari – tutti i giorni sfornano pane fresco realizzato con Grani Alti, antiche varietà di grano – fiorello, virgilio, ardito e autonomia – coltivate a Monghidoro. Ogni giorno sfornano 5 diversi tipi di pane: Montanaro, Grano, Grani Antichi, Rustico e Filunzen. Dal martedì alla domenica aggiungono pani speciali: Farro e noci – martedì, giovedì, venerdì, sabato e domenica; Ciambella ai semi – martedì e sabato; Pane ai fichi e uvetta – giovedì e venerdì, Pane ai germogli di girasole – mercoledì e giovedì; Sapori antichi – mercoledì, venerdì e sabato; Semolone di grano duro e grano antico – martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato; Profumo di Montagna – sabato; Segalino con chia – mercoledì e sabato; Brezel/Laugen – sabato; Cassetta di grano antico/semiantico – martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato. Il pay-off del brand: “Non è solo pane è anche il profumo del vento.

Bistrot della Patata – il tubero più famoso al mondo declinato da Pizzoli con interpretazioni varie e precise, un’esperienza degustativa che estende le comuni potenzialità della patata, oltre alle classiche fritte perfette.
Roboqbo – una linea di produzione a vista, affascinante alta tecnologia per prodotti di qualità superiore, con colori inalterati e aromi fortemente esaltati. La tecnologia Roboqbo installata nel laboratorio a vista, è l’ultima versione della linea Qbo – Universal Processing System – il sistema rivoluzionario in grado di soddisfare, con una sola unità di lavoro, le più svariate esigenze produttive dalla gastronomia alla pasticceria. Gli utenti potranno assistere all’evoluzione di materie prime scelte, trasformate con sapienza in alimento sano e gustoso, di qualità comparabile da gustare in luogo o portare a casa. I prodotti in vendita sono: confetture e marmellate, succhi di frutta, creme spalmabili, gelatine di frutta, chutney, topping di frutta, mostarde, giardiniera, conserve e condimenti.

La Campofilone Filiera – azienda di riferimento del comparto premium pasta italiana, produce pasta all’uovo secca a campofilone, nelle Marche, solo con uova e grano di produzione propria, 100% Made in Italy. Il ristorante propone primi piatti di pasta all’uovo preparati secondo ricette stagionali, marchigiane, tradizionali; il laboratorio produce la pasta, secondo la tradizione di Campofilone, cucinata al ristorante e venduta direttamente; l’area didattica propone tutti i giorni il corso pratico “Scuola di pasta di Campofilone”, prossimamente corsi di cucina marchigiana e incontri con chef locali.
Tessitura Toscana Telerie Firenze – nell’area Mercati e Botteghe, tra brand di sicuro fascino e contenuto – tipo Alessi, Kartell, Guzzini, Sambonet, si fa notare per stile e allegria questo store che porta in tavola un’irresistibile freschezza fatta di lini leggeri e disegni tra la poesia e la letizia, tra la luce e il profumo delle tavole mediterranee, tra il riso e la convivialità che si genera intorno al cibo. Sono 70 gli anni di attività che garantiscono un risultato eccelso, un prodotto eseguito con meticolosa passione risultato ottenuto con la ricerca e l’utilizzo delle tecnologie più innovative stemperate dalla volontà di mantenere e coltivare la capacità artigianale del dettaglio tipica della tessitura toscana, lo charme dell’equilibrio.

COSA ABBIAMO SENTITO
Si fa prima a riascoltare i video, mi scuso per l’imperfezione, la sintesi è che si sta celebrando un miracolo: il progetto è stato pensato, progettato e realizzato in soli 5 anni, porte e portoni della burocrazia, della politica, spalancati a consentire che tutto avvenisse quasi per magia … ascoltiamo:
il sindaco di Bologna Virginio Merola
Oscar Farinetti di Eataly – prima parte
Oscar Farinetti – seconda parte
Vincenzo De Luca – direttore generale per la promozione del Sistema Paese – Ministero degli Affari Esteri
COSA NON ABBIAMO SENTITO MA CHE AVREMMO VOLUTO SENTIRE
Come spesso accade per progetti di queste dimensioni c’è un lato oscuro, del lato oscuro di FICO si inizia a parlarne nel 2014 – link all’articolo pubblicato da Panorama, sono diverse le testate che pongono il problema: FICO sorge a 1,5Km dall’inceneritore Hera responsabile di emissioni di cadmio – metallo pesante – dalle 3 alle 10 volte superiori al limite consentito. Per tale motivo il territorio, nel raggio di 6Km dall’inceneritore, è considerato contaminato, pericoloso, non andrebbe utilizzato per la coltivazione di prodotti destinati all’alimentazione. Link
La domanda che ci siamo posti in molti: perché durante la conferenza stampa non si è parlato di questo problema? Perché nessuno informa su cosa, la società di gestione, abbia in programma di fare per limitare i danni? Non parlarne, fare finta che il problema non esista non è la soluzione giusta.
Correttezza e trasparenza imporrebbero che i consumatori fossero informati, visto che anche la permanenza, per motivi lavorativi, potrebbe causare danni alla salute.

È in previsione che l’80% dei cibi distribuiti presso FICO siano realizzati con materie prime prodotte nel “Parco agroalimentare”, previsione funesta, è auspicabile che le materie prime utilizzate siano coltivate in territori sani, ben lontani da inceneritori e che i terreni intorno a FICO siano oggetto di bonifica – 43 anni di contaminazione espongono ad un rischio elevato per la salute di chi ci vive e di chi, eventualmente, si alimentasse con cibi coltivati su questi terreni.
Allo stato attuale, auspichiamo che i terreni intorno a FICO siano convertiti in aree di risanamento – ci sono in attuazione progetti di risanamento di terreni inquinati da metalli pesanti che stanno dando risultati positivi già nei primi mesi di attuazione.
Consigliamo i consumatori di accertare l’origine delle materie prime, esigere garanzia che non siano coltivate nei campi di FICO e suggeriamo a Oscar Farinetti e ai suoi partner, di non scherzare con la salute di chi è risorsa per la vostra impresa: le persone sofferenti di malattie degenerative non sono buoni Clienti per chiunque desideri diffondere la cultura del cibo come strumento di salute e di miglioramento della Qualità della vita.

P.S.: Gli impianti di incenerimento rientrano fra le industrie insalubri di classe I in base all’articolo 216 del testo unico delle Leggi sanitarie (G.U. n. 220 del 20/09/1994, s.o.n.129) e qualunque sia la tipologia adottata (a griglia, a letto fluido, a tamburo rotante) e qualunque sia il materiale destinato alla combustione (rifiuti urbani, tossici, ospedalieri, industriali, ecc) danno origine a diverse migliaia di sostanze inquinanti, di cui solo il 10-20% è conosciuto. La formazione di tali inquinanti dipende, oltre che dal materiale combusto, dalla mescolanza assolutamente casuale delle sostanze nei forni, dalle temperature di combustione e soprattutto dalle variazioni delle temperature stesse che si realizzano nei diversi comparti degli impianti. Fra gli inquinanti emessi dagli inceneritori si distinguono le seguenti grandi categorie: Particolato – inalabile (PM10), fine (PM2.5) ed ultrafine (inferiore a 0.1 micron) – metalli pesanti, diossine, composti organici volatili, ossidi di azoto ed ozono. Si tratta in molti casi di sostanze estremamente tossiche, persistenti, bioaccumulabili; in particolare si riscontrano: Arsenico, Berillio, Cadmio, Cromo, Nichel, Benzene, Piombo, Diossine, (IPA) ecc.
Le conseguenze che ciascuno di essi, a dosi anche estremamente basse, esercita sulla salute umana sono documentate da una vastissima letteratura; tali effetti possono essere diversi e più gravi in relazione alla predisposizione individuale e alle varie fasi della vita e sono soprattutto pericolosi per gli organismi in accrescimento, i feti e i neonati. Metalli pesanti e diossine rappresentano le due categorie più note e studiate di inquinamento prodotto da inceneritori; i metalli pesanti sono considerati un “tracciante” specifico dell’inquinamento di tali impianti: Arsenico, Berillio, Cadmio, Cromo, Nickel, sono cancerogeni certi (IARC 1) per polmone, vescica, rene, colon, prostata.
Il Cadmio e i suoi composti, le cui polveri sono prodotte dall’inceneritore Hera vicino a FICO in misura superiore a quella riconosciuta come accettabile, sono tossici perfino a basse concentrazioni e tendono ad accumularsi nell’organismo: nel fegato, nei reni, legandosi ai globuli rossi e alle proteine plasmatiche.