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La confusione alimenta lo spread

OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA

Di: Gabriella Coronelli

27 Luglio 2012

Categoria: ProfileFood

Il 25 luglio, presso la sala del Consiglio della Camera di Commercio di Roma in Piazza di Pietra, Coldiretti Lazio ed Unaprol hanno affrontato il problema della trasparenza del mercato dell’olio extra vergine di oliva. L’occasione, offerta dal DDL 3211, “norme sulla qualità, tracciabilità e trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini”, attualmente in discussione in Commissione Agricoltura del Senato, ha conentito il confronto su argomenti sempre molto attuali a causa delle continue contraffazioni scoperte sul territorio nazionale. Sono intervenuti la sen. Colomba Mongiello, relatrice del disegno di legge 3211, il presidente della Commissione della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati on. Paolo Russo, Donato Ceglie sostituto procuratore generale a Napoli autore, tra l’altro,  del libro sulle agromafie.

C’è uno spread anche per l’olio extra vergine di oliva. E’ il differenziale tra il prezzo all’origine del prodotto e quello di vendita operato dalla grande distribuzione organizzata.  Nel Lazio, nel periodo intercorso tra giugno del 2011 e giugno del 2012, sono stati venduti dalla gdo 15 milioni di litri circa di olio extra vergine per un controvalore di 53 milioni di euro. Questo valore avrebbe potuto essere più alto, e raggiungere gli 83 milioni di euro, se il prodotto fosse stato acquistato all’origine a 5.5 euro il litro, tanto quanto viene quotato attualmente sulla piazza di Rieti un buon extra vergine tracciato e di alta qualità italiana. E’ l’eterno conflitto che attraversa il settore dell’olio di oliva. Da una parte chi vuole trasparenza grazie a percorsi di tracciabilità e di alta qualità. Dall’altra chi ha mcdonaldizzato il settore seguendo la logica del “non fa male quindi è buono” a prezzi stracciati. 

“Così si brucia ricchezza e si diventa tutti più poveri”. Massimo Gargano presidente di Unaprol e di Coldiretti Lazio torna a chiedere che l’articolato normativo del disegno di legge 3211 in discussione al Senato che reca norme per la trasparenza e la qualità di filiera degli oli di oliva vergini prosegua il suo iter legislativo e che venga approvato prima dell’avvio della nuova campagna olearia.  La grande biodiversità del sistema olivicolo/oleario italiano, con forte propensione per la Qualità, lo ha reso un unicum nel panorama mondiale. Per questo va difeso con norme che assicurino trasparenza del mercato e correttezza nei confronti dei consumatori.  “Nella competizione globale – ha riferito Gargano – le imprese olivicole italiane hanno bisogno di recuperare come elemento di competitività il legame con il territorio e l’origine certa del prodotto. Un binomio indissolubile – ha  aggiunto – che non può essere confuso sullo scaffale con la logica del discount”. 

Le frodi e le sofisticazioni mettono a rischio un patrimonio ambientale con oltre 250 milioni di piante sul territorio nazionale che garantisce un impiego di manodopera per circa 50 milioni di giornate lavorative all’anno e un fatturato di oltre 2 miliardi di euro.  La produzione nazionale si concentra in Puglia 35%, Calabria 33%, Sicilia 8%, Campania 6%, Abruzzo 4%, Lazio 4%, Toscana 3% e Umbria 2%. Sono 43 gli oli italiani a denominazione di origine riconosciuti dall’Unione Europea. In Italia, sempre nel periodo giugno 2011, giugno 2012 sono stati venduti (dati IRI_Infoscan) 160 milioni di litri di extra vergine per un corrispondente valore di 610 milioni di euro con un incremento del 2% in volume e dell’1% in valore rispetto allo stesso periodo terminato nel 2011. Il prezzo dell’extra vergine si è attestato su una media nazionale di 3,80 € al litro, ma sullo scaffale italiano sono perennemente in offerta sedicenti oli extra vergine tra 1,99 e 2,50 € il litro. Un dato che non si giustifica con un prezzo dell’olio extra vergine che attualmente, sulla piazza di Bari, viene scambiato a 2,40€ il litro. I dati ISTAT, relativi lo scorso anno, dichiarano che la famiglia media italiana spende mensilmente 2,89euro alla voce “oli e grassi”. “Per  questo motivo – ha concluso Gargano – le norme contenute nel disegno di legge danno maggiori garanzie perché creano una barriera di anticorpi a favore delle imprese olivicole e offrono alle aziende serie di questo settore l’opportunità di alimentare la catena del valore intorno al prodotto simbolo del made in Italy nel mondo”.