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Marco Sacco e altre stelle Movimento Gente di Lago

Un percorso dal Lago di Mergozzo coinvolge chef e gente di lago

Di: Gabriella Coronelli

16 Maggio 2017

Categoria: ProfileFood

“In Italia c’è un grande lago, che viene chiamato Lago Maggiore: è un piccolo mare, le cui rive sono interamente selvagge. In mezzo al lago, a quindici miglia dalla riva, ci sono due isole di un quarto di lega di circonferenza, dette “Borromee”, che sono, a mio parere, il luogo più incantevole del mondo. L’anima è sorpresa da questo contrasto romanzesco, rievocando con diletto i prodigi dei romanzi, nei quali dopo aver superato rocce e paesi aridi, ci si ritrova in luoghi fatati.”
Montesquieu

Sono un insieme di congiunture a rendere il Lago Maggiore, il Verbano, assolutamente unico come territorio, come luogo metafisico, come spazio per lo spirito: nasce dove le due grandi faglie, quella europea e quella africana, si incontrano generando la Linea Insubrica e portando in superficie rocce basaltiche che determinano microclima e magnetismo particolari; ciò motiva la peculiarità della Val Grande, l’area “wilderness” più grande d’Europa dove la natura non ha ceduto spazio all’umano.  Poi, subito dopo Mergozzo, entrano nel Verbano le acque della Toce, fiume antico “Athosone” di cui parla Plutarco, con nome femminile unico fiume italiano ad alimentare il lago, nasce nell’alta Val Formazza a Riale, antica e superba terra Walser, da un lago artificiale il Morasco, genera una cascata, del Toce appunto, considerata da Stendhal la più bella d’Europa – e non a torto.  È sullo strapiombo della Cascata che nel 1863 nasce l’Albergo alla Cascata testimone e interprete di una grande stagione d’oro dell’alpinismo, nonché preludio allo splendore che queste acque corrono ad alimentare raggiungendo il Verbano. Poi il Verbano ha una storia meravigliosa come via d’acqua da qui sono transitati i blocchi di marmo provenienti da Candoglia, lavorati nei “basciott” sulle sue sponde, giunti a Milano per edificare il Duomo; è fonte di vita per i pescatori e fonte di ricchezza per i Borromeo che esigevano il “dazio borromeo” per i diritti di pesca, per la carne e il pane.  Il Lago di Mergozzo altro non era che il lembo più occidentale del Lago Maggiore, il cosiddetto Sinus Mergotianus – vento del Lago Maggiore che spira da ovest sul golfo di Pallanza, collegato ancora oggi al Lago Maggiore da un breve canale, ne costituisce la sintesi per il viaggiatore che porterà con sé impressioni e sensazioni che si affollano sulle sue istantanee sponde.

Il “Piccolo Lago” di Marco Sacco è sulla sponda nord del Mergozzo, guarda verso il Lago Maggiore ha alle spalle la Val Grande gode dell’influenza di acque ataviche la cui “memoria” ha un fascino travolgente. Comprensibile e appagante che questo stupendo progetto “Movimento gente di lago” nasca su queste sponde per volere di uno chef “di lago”. Marco Sacco racconta la sua nuova iniziativa in tre serate alimentate dall’entusiasmo e l’energia che si mettono nel compimento di una “missione”. “Movimento gente di lago” nasce da un’esigenza profonda: riunire esperti che raccontino il mondo delle acque interne. Sacco lo fa attraverso la sua arte, coinvolgendo amici e colleghi che vivono il fiume o il lago, svelandone i segreti attraverso la loro arte; ci sono esperti che curano la parte scientifica ma soprattutto “la gente di lago” è protagonista, la gente comune, i pescatori, quelli che sono memoria storica delle acque interne. 

“Con questo nuovo progetto, darò voce a ciò che abbiamo sempre avuto, ma che è stato dimenticato. La ricchezza delle acque interne è immensa, un patrimonio inestimabile. Ognuno di noi dovrebbe condividere, partecipare e sostenere, attraverso la propria esperienza, questo movimento come genesi della nostra esistenza.” Le acque del lago per Marco Sacco sono un liquido amniotico: “Ti crescono, ti cullano e ti proteggono. Il lago mi ha fatto soffrire, dannare, gioire. Da questo luogo più volte me ne sono andato ma alla fine sono sempre tornato; quando hai le sue acque che scorrono nelle vene, ovunque tu possa andare, comunque e sempre lui ti richiama a sé.” “Movimento gente di lago” ha come obiettivo fare “scuola”. Costruire un pensiero, un vero e proprio manifesto, una filosofia di vita, risvegliare le coscienze, renderci più responsabili nel nostro quotidiano, essere consapevoli di noi stessi e dell’ambiente in cui viviamo, approcciare le nostre acque interne con consapevolezza ed “educazione.” 

Laura Gobbi, esperta di marketing territoriale e responsabile del progetto che traduce il pensiero di Sacco, ne racconta la sua origine: “Movimento come le onde del lago, ritmiche,  armoniche che attendono il vento per gonfiarsi, di indole quieta e placida in superficie ma con correnti forti che trascinano, ribollono, si agitano in profondità ; “gente di lago”, perché è la gente che dà voce alla sua natura, malinconica per coloro che lo vedono con un occhio distratto, in realtà profonda e piena di vita come quella lacustre. Fare cultura, parlare con, di e per il territorio, ridare dignità ad un intero sistema che per anni ha vissuto nell’oblio ed è stato fagocitato dal mondo di mare.” Con questo progetto si vuole parlare di rispetto, di coscienza, di impegno civile: “Sono sicuro che non sarà facile, in gioco non c’è il punto di cottura di una trota, qui c’è qualcosa di più importante: aprire la mente delle persone, accompagnare il loro sguardo verso un altro orizzonte, rieducare il palato a sapori che erano già presenti nella nostra anamnesi genealogica. Ci vorrà tempo, ne ho coscienza, ma il movimento, come la pesca, per sua natura è speranza, come quella dei pescatori, loro gettano l’esca e sperano che il pesce abbocchi.” 

Marco Sacco ricorda Gauguin: dai suoi viaggi porta a casa meditazioni che trasferisce con scioltezza nei suoi piatti; le sue creazioni hanno un impatto netto, chiaro, immediato quasi semplicistico ma nascondono sempre un “pensiero profondo” e trascinano la volontà a rincorrere la promessa che ha originato la creazione. Chiunque degusti i suoi piatti coglie questo percorso continuo, evolutivo. Forse è una caratteristica degli “uomini di lago”, ora che ci penso, anche Piero Chiara, di libro in libro, di frase in frase, di parola in parola, ci ha portati a cercare scoprire ad amare l’origine di tutto: il Lago Maggiore, il Verbano. “Vent’ anni fa ho avuto una forte crisi d’identità, non ero soddisfatto né di me stesso né del mio lavoro, non mi riconoscevo in quello che facevo.  Il pesce di mare era entrato prepotentemente sulle tavole di tutti i ristoranti, anche in quelli dove il mare non c’era; era una questione di moda, di tendenza, di praticità. Se proponevi una trota ti chiedevano un fritto misto. Pian piano un’intera filiera è andata a sparire, un’intera identità cancellata. Seguivo la corrente ma, in realtà, non sapevo più chi fossi. Un giorno ho strappato quel menù, sentivo che dovevo andare “contro” quella corrente per ritrovarmi. Ho riscritto me stesso nel menù, ho riportato la trota nei miei piatti e sono arrivate le stelle. Avevo ritrovato Marco nelle mie radici.”

Bouillabaisse di lago. Chef Marco Sacco, Il Piccolo Lago, Mergozzo

Il Lago Maggiore altro non è che un figlio del nostro mare il Mediterraneo che, ritirandosi, ha lasciato acque imbrigliate nelle valli delle Alpi, il gelo le ha immobilizzate per millenni fino a restituirci un bacino con sedimenti preziosi che generano vita e stupori continui. In perfetto stile mediterraneo, la tavola è per Marco Sacco convivialità condivisione allegria scambio culturale e affettivo. Questo il fine del progetto: portare in tavola gli attori di questo ambiente unico per confrontarsi, per farsi conoscere e farsi amare da chi il lago lo immagina e potrebbe amarlo se solo lo conoscesse.
Il cibo oggi è cultura pop ascoltabile da chiunque, capace di colmare vuoti culturali attraverso una dialettica fatta di codici moderni, comprensibili; la serata dedicata alla “trota” è modello di stile di comprensione di piacevolezze; interpreti e interpretazioni:

  • Marco Sacco – “La Trota” cotta a bassa temperatura su un pratio di crescione con ribes, piselli ed asparagi crudi
  • La famiglia Cerea – da Vittorio, Brusaporto BG – Carnaroli al ragù di Lago con crema di agrumi ed erbette
  • Federico Beretta – Feel Como – L’anguilla BBQ
  • Mauro Elli – il Cantuccio, Albavilla CO – cipolla ripiena di lavarello e aglio orsino
  • Leandro Luppi – Vecchia Malcesine, Malcesine VR – trota marinata con zuppetta di cioccolato e cren
  • La fragranza del pane dello storico panificio dei Fratelli Trentin – Cittadella, PD – nel virtuosismo di “Yo-YO e carpione di gardon”
  • Cinzia Ferro – Estremadura Caffè, Verbania – la barlady ci sorprenderà con cocktail singolari.

Seguiranno:

  • il 6 luglio “La carpa”
  • il 12 ottobre “Lo storione”.