Prosciuttopoli e degrado allevamenti intensivi
I gravi problemi delle DOP del prosciutto crudo mettono a rischio le DOP
Di: Gabriella Coronelli

Si avvicina l’estate e il consumo di prosciutto crudo aumenta del 27% – Assica (Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi) conferma questa tendenza – ciò avviene nonostante sia risaputo che i salumi sono pericolosi per la salute: “Le ricerche del World Cancer Research Found e dell’American Institute for Cancer parlano chiaro: se seguissimo una dieta giusta vi sarebbe una riduzione dei 30-40% dell’insorgenza di tumori con punte addirittura del 50% per alcune tipologie di melanomi (colon-retto, stomaco, esofago, mammella e cavo orale). Sono statistiche che all’Istituto Tumori di Milano conoscono bene e che hanno spinto il prof. Franco Berrino, direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva, a mobilitarsi per diffondere un miglior stile alimentare: “Le ricerche condotte dal nostro Dipartimento – spiega – hanno dimostrato la possibilità di modificare favorevolmente, attraverso l’alimentazione, una serie di parametri ematologici associati a un maggior rischio di tumori.” Rischio legato al forte consumo di salumi o insaccati per quel che riguarda il tumore allo stomaco. Non ci deve quindi stupire il fatto che nelle aree di Forlì-Ravenna e di Firenze, dove maggiore è l’utilizzo di questi prodotti alimentari, ci si ammali molto di più di tumore gastrico (anche 4 volte di più rispetto alle regioni con consumi più bassi di salumi).

Oltre a queste considerazioni, relative alla salute individuale, altri due aspetti nella produzione del prosciutto crudo/Di Parma/San Daniele vanno tenuti in considerazione:
1 – Prosciuttopoli – la truffa denunciata nell’aprile 2018 dalla testata Il Fatto Alimentare va avanti: 3,5 milioni di falsi prosciutti di Parma e di San Daniele pronti a essere immessi sul mercato
Nei prosciuttifici ogni settimana vengono stoccate 80.000 cosce di maiale che, anche se inadatte a diventare prosciutti crudi Dop di Parma e di San Daniele, sono destinate a essere stagionate e vendute a caro prezzo. La differenza è che se nel mese di aprile del 2018 la stima dei falsi prosciutti di Parma e San Daniele era di 1,2 milioni (fonte Mipaaft), adesso sono quasi il triplo.
Secondo fonti accreditate nell’ultimo semestre del 2018, circa 2,5 milioni di cosce non adatte a diventare prosciutto di Parma e di San Daniele Dop, sono state trasferite negli impianti di stagionatura dei prosciuttifici. La stessa cosa si rileva dal primo gennaio 2019 alla fine di maggio 2019, anche se in questo caso i dati fanno riferimento solo al prosciutto crudo di Parma. Le partite destinate agli impianti di stagionatura sono 4.600, pari a quasi 1 milione di cosce irregolari.
Gli addetti ai lavori stimano che il 35% dei prosciutti attualmente in stagionatura debbano essere smarchiati, essendo falsi Dop. I numeri sono estrapolati dalla banca dati ufficiale, e si riferiscono ai maiali che dopo essere stati allevati per almeno 10 mesi, in fase di macellazione hanno superato la soglia massima di 176 kg, e quindi non possono essere utilizzati per il prosciutto Dop. C’è di più, quando un maiale senza le caratteristiche previste dal disciplinare viene introdotto fraudolentemente nel circuito, produce anche false coppe Dop, falsi culatelli Dop e falsi salami Dop.

Secondo fonti accreditate la situazione era a conoscenza sia dell’Istituto friulano controllo qualità (Ifcq) incaricato di controllare la filiera del prosciutto San Daniele, sia dell’ente certificatore del prosciutto di Parma (IPq), tanto che per questi mancati controlli i due enti sono stati sospesi nel 2018 per 6 mesi dal Mipaaft. Ma il provvedimento non sembra avere interrotto il malaffare, visto che la nuova fase di Prosciuttopoli prende il via nel 2019. Alla fine del mese di febbraio il nuovo Comitato di certificazione dell’IPq, ottiene l’accesso alla banca dati con i resoconti relativi al peso delle carcasse dei maiali macellati. Gli ispettori si rendono conto che 3,5 milioni di cosce dal peso eccessivo sono finite illecitamente nei prosciuttifici a stagionare (*).
In questa situazione la posizione dei consorzi di tutela del prosciutto di Parma e San Daniele e anche dei prosciuttifici è poco rassicurante. Dai documenti e dalle mail scambiate risulta infatti che tutti erano al corrente della situazione. L’aspetto curioso è che di fronte a una truffa condivisa da un numero così elevato di soggetti della filiera, con cifre e fatturati vicino a 1 miliardo di euro, tutto tace.
(*) Secondo il disciplinare i maiali al momento della macellazione devono avere almeno 10 mesi e il peso non deve superare i 176 kg. Se pesa di più le carni risultano troppo umide, la coscia non stagiona correttamente e i prosciutti non saranno di qualità. L’eccesso di chili (da 10 a 15) è dovuto al fatto che gli allevatori italiani incrociano i maiali con razze a crescita veloce vietate dal disciplinare, per cui alla fine si ottengono falsi prosciutti Dop che pesano 1 kg di più.
In data odierna – 18 giugno – Il Fatto Alimentare pubblica l’articolo di Roberto La Pira Prosciuttopoli: il Consorzio di Parma ammette “gravi problemi da risolvere”. A rischio la Dop e fa il punto della situazione: il presidente della DOP di Parma ammette la gravità della situazione.
Nessun produttore delle DOP Prosciutto Di Parma e San Daniele, ad oggi, si è dissociato dichiarando di non avere mai utilizzato animali che non fossero negli standard previsti dal disciplinare. Nessuno si è mobilitato per proteggere la propria immagine, sarà che non c’è nessuna immagine da proteggere.
Alla base delle scelte scellerate dei produttori e dei certificatori c’è un solo valore: avidità “desiderio intenso e smodato”, secondo il vocabolario Treccani, di denaro. Quindi al di là delle belle pubblicità patinate un po’ stucchevoli e anacronistiche – tipo questa –
… la realtà è che, per denaro, questi signori sono disposti a tutto e scelgono “il silenzio” nel tentativo di risolvere internamente il problema trattando il consumatore come un povero stupido a cui nascondere la verità. Tutto ciò con la partecipazione di sponsor commerciali, media e distribuzione.
2 – degrado negli allevamenti intensivi – la visione delle condizioni di vita negli allevamenti dei maiali destinati a diventare Prosciutto di Parma DOP rendono banale il problema “prosciuttopoli”. Ci ritroviamo scaraventati in un “infero” – dal lat. inferus ‘che sta sotto, inferiore, infernale – un sistema progettato e organizzato dall’umano con l’unico scopo di trasformare “anime viventi” in oggetti di consumo al costo minore per ottenere il profitto maggiore, senza tenere in minima considerazione la dignità dell’animale e il suo diritto a vivere un’esistenza consona alle sue caratteristiche, ai suoi bisogni fisici e affettivi. Trascurando gli effetti sistemici di tali scelte: dal degrado si genera cibo di pessima qualità, malato, portatore di male.

Ma chi sono i maiali? Sono animali pacifici, affettuosi, molto intelligenti, puliti, curiosi e protettivi nei confronti del loro gruppo umano o animale che sia. Roberto Marchesini etologo, veterinario, scrittore li definisce a tutti gli effetti animali da compagnia, unici ed eccezionali.
Guardiamo come l’uomo li trasforma, le indagini sono state svolte da associazioni che si occupano del benessere animale, “Essere Animali” ha prodotto un documentario sconcertante, Giulio, l’infiltrato che ha realizzato il video si è espresso così: “Ho visto scrofe bastonate, cuccioli presi a pugni in testa perché cercano di scappare dalle mani degli operatori e decine di altre violenze di ogni genere, ma la sofferenza maggiore è stata osservare quegli stessi occhi tristi, tra le sbarre, ogni giorno. Oggi mi sembra ancora di sentire l’agonia di tutti quei piccoli che, per debolezza, ferite o altri problemi per il quale ogni persona porterebbe il proprio cane dal veterinario, si spegnevano pian piano, tra spasmi, corpicini sempre più freddi e flebili richiami a una mamma a cui era reso impossibile aiutarli”.
Vediamo il video, per capire
Anche Report ha dedicato un servizio realizzato in collaborazione con LAV “Siamo di fronte a una delle più grandi mistificazioni nei confronti dei consumatori – dichiara Roberto Bennati, vicepresidente LAV alle telecamere di REPORT, e aggiunge – in queste produzioni sono state violate leggi e disciplinari, inoltre, fatto gravissimo, a differenza di quanto il consumatore si aspetterebbe, il concetto di “eccellenza alimentare” risulta completamente sganciato da una particolare attenzione sulle modalità di allevamento degli animali”. Consorzi e DOP hanno scelto il silenzio nonostante il fatto che se ne siano occupate anche le reti TV nazionali, il TG2 ha mandato in onda un servizio che include il video realizzato da Animal Equality realizzato da infiltrati in allevamenti Lombardi, Piemontesi e Emiliani:
La Comunità Europea calcola che il 98% degli allevamenti intensivi operino nell’illegalità e, nonostante ciò, il governo ha stanziato 5 milioni di € in 2 anni per finanziarli, senza prevedere che i finanziamenti siano destinati a chi opera a regimi igienico sanitari e a chi riserva un trattamento a norma di legge agli animali. Qui l’aricolo LAV di approfondimento.
La riflessione conclusiva a tutto questo marciume morale può essere una sola: nessun essere umano che condivida con una famiglia, con amici, parenti, colleghi, conoscenti occasionali, momenti di un’esistenza vissuta per avere un futuro e garantire un futuro migliore a chiunque abiti questo pianeta o abiterà questo pianeta, può accettare che per denaro, per egocentrismo, per avidità, su questo stesso pianeta si pratichi tanto orrore.
I nostri compagni di percorso, gli animali, hanno diritto ad un’esistenza dignitosa e gli umani “consumatori” hanno diritto di ricevere, in cambio di denaro ottenuto come compenso di un lavoro pulito, cibo sano.
Forse dovremmo fermarci tutti e analizzare con attenzione e capire con che cosa stiamo alimentando presente e futuro e boicottare boicottare boicottare chi non rispetta noi non rispetta l’ambiente non rispetta altre forme di vita.