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Quando mio padre salvò il mondo

Di: Roberto Vallerignani

12 Dicembre 2011

Categoria: ProfileFood

Questo è un articolo che Roberto Vallerignani pubblicò sul mensile Liberamente nel 2008, lo ha riproposto recentemente sulla sua pagina Facebook facendo notare come fosse sempre attuale.

“Ancora una dura giornata, aggrappati agli ulivi a rastrellare ramo dopo ramo. Il sole che scende ci coglie con i volti bassi, per la fatica e per il pensiero della raccolta ancora lunga. Non si dice una parola mentre l’auto scivola via sulla prima umidità della sera. La radio annuncia l’ennesima soluzione definitiva per la risoluzione dei problemi di Alitalia e della crisi finanziaria. La fiscalità generale…

Lo guardo di nascosto, segue attentamente. Un leggero sorriso, ce la faremo anche questa volta, mi dice. Quasi ottanta anni, è nato nel 1929, in piena depressione anche se la sua famiglia non si accorse di nulla, erano poveri anche prima. A sei anni ha iniziato a lavorare sul serio ed in pratica non ha più smesso. Nonostante le nostre raccomandazioni, nonostante gli inviti a godersi questi anni di pensione. Forse è il suo amuleto, il suo elisir di lunga vita. E’ passato attraverso una guerra che dalle nostre parti ha lasciato il segno, i suoi occhi di bambino hanno visto e capito, la sua bocca è stata muta, il solo modo per salvarsi era defilarsi, non farsi vedere, inesistere. Le sue mani rudi hanno contribuito al grande boom economico degli anni sessanta, ha lavorato anche 14 ore al giorno, per la sua famiglia, per il futuro dei suoi figli.

I potenti gli hanno concesso la possibilità di una casa, a fronte di chilate di cambiali, poi la tv, poi una Fiat 500, infine la scuola per i propri figli, l’ingresso nella piccola borghesia. Certo che è stato sfruttato ma ne era consapevole perché qualcuno in qualche modo cercava di dirglielo. Non è mai salito su un aereo. Non ha mai viaggiato in nave. L’unica volta che ha chiesto un prestito ad una banca si è sentito umiliato, messo a nudo, offeso. Testardo come un mulo è andato avanti a capo chino, evitando le mazzate che la vita gli tirava, trascinando nella sua follia tutti noi. 

Mi sale la rabbia, l’indignazione. Come faccio a dirgli che la fiscalità generale non è la divina provvidenza ma sono i suoi soldi, i suoi e quelli di tutti gli altri che pagano le tasse? Come gli spiego che la barzelletta Alitalia gli è costata 100 euro? Anzi, vogliamo essere brutali? Gli sarebbe dovuta costare 100 euro ma siccome c’è molta gente in questo paese che, per principio o per delinquenza, non paga le tasse gli costerà almeno il triplo. Chi gli spiega che il gruzzoletto accantonato per una serena vecchiaia con la ridicola gestione del passaggio dalla lira all’euro non vale più praticamente nulla? Dove lo troverò il coraggio per dirgli che in banca gli hanno spacciato per certo un investimento in obbligazioni immobiliari? Quale politico o grande banchiere gli dirà in faccia che sta rischiando i sacrifici di una vita per semplici azzardi speculativi?

Scende dalla macchina. La schiena curvata dall’età. Mi invita a cena, qualche fetta di bruschetta per assaggiare l’olio nuovo. Sale a fatica le scale, chiude dietro di se il portone di casa. Un pasto semplice e la tv a far da sonnifero. Dormi.

Dormi sereno placido eroe. Abbiamo ancora bisogno di te.”

Il padre di Roberto, Costanzo, continua a coltivare ulivi, per passione? No non per passione, perché è il suo lavoro e, pur essendo in pensione, non può abbandonarlo, per lui il lavoro continua, non più per sostenere la sua famiglia, è semplicemente parte integrante della sua vita, del suo essere.

Quanti agricoltori, in Italia, sono come Costanzo? Questi sono coloro che hanno praticato l’eccellenza per la loro famiglia, per alimentare la loro famiglia e l’hanno estesa ad altri perché la famiglia va anche sostenuta economicamente.

Quanti di loro possono pensare di continuare a lavorare e produrre risultati dignitosi in un contesto/sistema complesso come quello attuale?

Per capire, abbiamo analizzato la storia di Costanzo e abbiamo identificato in essa 3 atti fondamentali”:

1.    Raggiungere l’obiettivo

2.    Connettere

3.    Integrare

che lui ha conseguito nel modo più naturale ma, come nota correttamente il figlio, conducendolo sul  limite del rischio totale perché oggi è difficile, la complessità del sistema ci obbliga ad adottare nuovi modelli per dare alle attività, anche quelle agricole, la possibilità di sviluppare le proprie potenzialità.

Per realizzare un modello attuabile applichiamo, ai 3 atti fondamentali compiuti da Costanzo, dei processi decisionali che conducano a scelte premianti per l’attività.

Il primo atto, Raggiungere l’obiettivo, è naturale, per gli esseri umani, siamo l’unica specie in grado di fissare obiettivi che vanno al di là della sopravvivenza quotidiana.

Questo atto riguarda l’essere attraverso “l’azione”.

Il secondo atto, Connettere, riguarda le relazioni interpersonali, implica l’investire nella propria vita e in quella degli altri, la condivisione del proprio tempo e delle proprie capacità attraverso l’impegno nei confronti degli amici, della famiglia e delle persone con cui ci si interfaccia per motivi di lavoro.

Questo atto riguarda l’essere attraverso “l’essere con”.

Il terzo atto Integrare, il mettere insieme i primi due: definire o ridefinire i propri obiettivi e valori e tradurli nell’agire quotidiano in modo che siano significativi per sé, per le persone con cui siamo connessi, per i nostri principi e per gli impegni che per noi contano.

Questo atto riguarda l’essere attraverso “il divenire”.

Traduciamo i 3 atti fondamentali in 3 processi decisionali:

1.    Essere ETICI

2.    Essere capaci di RISPONDERE ADEGUATAMENTE

3.    Essere in grado di PRODURRE PROFITTI.

Il primo processo è legato alla terra, alle risorse della terra e alla volontà individuale di rispettare gli equilibri in gioco.

Il secondo processo è meno materico, più facile che sfugga o venga attivato solo in modo empirico. Spesso succede che si scopra l’insoddisfazione dei Clienti solo quando li abbiamo persi. Questo anche perché pensiamo che avere un prodotto di Alta Qualità sia sufficiente a garantire un posizionamento definitivo. In realtà, prezzo e qualità, sono solo condizioni di entrata nel mercato, non di permanenza.

Il servizio, quindi qualcosa che ha a che fare con le persone e con le relazioni interpersonali, è l’elemento che distingue.

Il terzo processo è intrinseco nella sopravvivenza di tutte le imprese e nasce, evidentemente, dall’integrazione dei primi due.

È nel processo centrale che si accumulano gli errori dovuti prevalentemente alla concentrazione e ricchezza di risorse destinate al primo processo da parte dei piccoli imprenditori agricoli.

Da una ricerca effettuata dall’Osservatorio School of Management del Politecnico di Milano sui bilanci del primo semestre 2011 di 78 medie imprese, è emerso che quasi il 70% ha aumentato il proprio fatturato rispetto al primo semestre 2010, il 40% di tale aumento è stato superiore al 10%, 2 imprese su 3 hanno aumentato la propria marginalità e, per una su tre tale aumento è stato superiore al 20%.

Gli ingredienti principali alla base di queste ottime performances sono da identificare nella capacità di innovare il proprio business attraverso le tecnologie digitali sviluppando progetti significativi. L’utilizzo delle tecnologie ha consentito di cavalcare i mercati emergenti tagliando inefficienze e facendo innovazione a livello di prodotto processo e tecnologie.

Quando si parla di imprese, aziende, che producono macchinari, abbigliamento, tecnologie, mobili, ecc … si parla orgogliosamente di “made in Italy”, si scrive e si racconta dei loro successi, si confrontano strategie, si analizzano bilanci, giornalisti intervistano gli imprenditori con reverenza e via perché abbiamo il massimo rispetto di costoro.

Ve lo immaginate un giornalista che chiede a Giorgio Armani: “Perché gli italiani, e gli “imprenditori” in particolare, non leggono?”, agli agricoltori lo chiedono ma è un dato certo o è un’ ipotesi? Ma, anche fosse un dato certo, esiste singola persona che possa rispondere ragionevolmente a questa domanda senza manifestare pregiudizi?

Credo si debba cominciare a riferirsi al mondo agricolo con lo stesso rispetto, dedicare le stesse attenzioni riconosciute all’imprenditoria in genere ascoltandoli, offrendo l’opportunità di accedere a informazioni, a tecnologie, al confronto.