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Richard Haughton la foto è in tavola

L'occhio e la mente interpretano il cibo

Di: Gabriella Coronelli

31 Agosto 2015

Categoria: ProfileFood

Un solo sguardo al lavoro di Richard Haughton può togliere il fiato: conoscere la mente e l’occhio del fotografo irlandese attraverso queste foto sbalorditive dove il cibo è un universo di forme e colori.

Comunicare il cibo non è cosa semplice, specialmente ai tempi del social, tempi in cui la sana autocritica ha lasciato il posto alla presunzione e all’esibizione a tutti i costi. Come molti degli chef con cui lavora a stretto contatto, pur improvvisando e lavorando ad un ritmo veloce, mantiene un eccelso livello di creatività.  Haughton lavora con quello che ha, anche se questo significa solo 90 minuti per “mettere a fuoco” 5 piatti e 40 ingredienti in un piccolo angolo proprio fuori la cucina. Non succede spesso che un premiato libro di cucina sia stato realizzato tra i bidoni della spazzatura, l’atteggiamento “happy-go-lucky” di Richard, gli consente di essere insolito ma pratico e di inventare materiali e tecniche. 

Conoscerlo significa scoprire e rimanere intrappolati dal suo entusiasmo incrollabile che rende affamati di vita e di … cibo. Nato nel sud-ovest dell’Irlanda, ha avuto in regalo la sua prima macchina fotografica a 6 anni, conserva ancora foto realizzate con quella macchina e riconosce lo “stesso occhio”, ciò gli appare magico. A 14 anni ha fatto il suo primo lavoro professionale per una rivista di architettura, da allora ha sempre fatto quello: fotografare. Ama ogni aspetto di questa professione e della fotografia come forma di vita, in particolare, l’essere fotografo ti obbliga ad essere effettivamente lì per scattare la foto. La sua estetica personale e quella professionale sono un’unica realtà, è padrone di ogni scelta che segue attentamente alla ricerca di quel qualcosa che ha nell’occhio, l’immagine che lui vede; quando l’immagine realizzata non corrisponde, continua a lavorare fino a quando ha capito, coglie la scintilla e la materializza.

Ha un approccio diverso, secondo il soggetto, perché la sua reazione è diversa davanti a soggetti diversi: il balletto richiede un approccio che non è quello del cibo. Le componenti essenziali sono sempre: semplicità, chiarezza e, allo stesso tempo, una certa ricchezza.

Come prima cosa ricerca la luce, quella luce che trasmetterà al meglio il genio personale e lo stile dello chef; lavora il più possibile vicino alla cucina, utilizzando un flash o una miscela di flash e luce naturale. Per realizzare un libro può volerci più di un anno, per creare un percorso stagionale ricreando costantemente la stessa luce in ogni stagione, ad esempio l’immagine “le ossa con midollo” di Frédéric Anton sono state fotografate in 4 diverse stagioni.

Per questo Richard si ritrova a lavorare in un seminterrato angusto di Parigi come in una gloriosa suite a Marsiglia, con situazioni di illuminazione molto diverse, sempre alla ricerca della luce, delle caratteristiche che potrebbero essere utili – un grande muro bianco, una finestra, un lucernaio, un soffitto nero – aggiunge un evento casuale – qualcosa che cade sopra, un incidente fortunato che dà una luce insolita. Ciò significa viaggiare sempre con circa 60 kg. di attrezzature, pur portando il minimo indispensabile. 

Non ha destinazioni, cose, luoghi, piatti, vini, chef preferiti. Suo punto di forza, e di letizia, come fotografo, è la capacità di scovare la bellezza in ogni cosa. Non potrebbe mai scegliere un posto come il suo preferito; ma  se spinto a scegliere, allora quel luogo è da dove viene: l’Irlanda occidentale. Uno dei lavori di cui Richard è orgoglioso è il libro “L‘Alchimie des éléments : La terre, l’eau, le feu” basato su tre elementi ha richiesto molta rapida improvvisazione. 

La scelta di base è stata quella di utilizzare tecniche puramente fotografiche, quindi nessuna manipolazione del computer; la copertina è stata una delle prime immagini, scattata in un minuscolo ufficio, il piatto che galleggia in una grande padella di alluminio, tutto girato in dieci minuti. 

Un altro lavoro di cui Richard è orgoglioso, un buon esempio di ricerca di una luce che esprime l’identità di uno chef, è il libro “Astrance: A Cook’s Book and Step-By Step“. Richard definisce Pascal un vero eccentrico, uno chef di semplicità apparente e la più totale eleganza. La luce deve rivelare questi attributi, le foto del libro sono state scattate sui bidoni della spazzatura in un piccolo cortile fuori della cucina! Con Pascal, le sessioni di lavoro erano una al mese della durata di un’ora e mezza, in questo tempo Richard fotografava quattro o cinque piatti e 40-50 ingredienti. Un lavoro estremo, creativo e stimolante per tutte le persone coinvolte. 

I ristoranti preferiti di Richard sono: Astrance, Le Petit Nice, Hedone, Sushi Mizutani, Jin, The Ledbury, Yukawatan. Le cinque cose  che non si può vivere senza: macchina fotografica, computer, libri, Borgogna, passaporto. I programmi futuri: viaggiare in Azerbaigian domani, un giorno a Baku, e poi fino al Caucaso, al confine georgiano, per una storia sul cibo azero – che è eccellente!