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Tavola in crisi: noia da chef

Confronto esplosivo tra onnivori e indemoniati

Di: Gabriella Coronelli

7 Agosto 2014

Categoria: ProfileFood

Tranquilla serata di una finta estate in brughiera, in cielo il vento arrotola le nuvole preparando il quotidiano temporale, sulla terra umani onnivori e non  consumano una placida cena da giardino, speculare di uno stile di consumo, discorrendo di amene amenità nervosamente slungate in meno facete riflessioni: Mick Jagger, 71enne coetaneo del fu presidente del consiglio Monti, è oggetto di considerazioni e riconsiderazioni sull’uso di droghe, alimentazione e stili di vita. Inevitabile accostarlo ad altri esempi del fascinoso cosmo rock , tipo i componenti della band Led Zeppelin. È ancora di fresca memoria il concerto a Roma dei Rolling Stones, i 4 vissuti pericolosamente hanno superato tutti i 70 (escluso Ronnie Wood che ha 67 anni) e con nonchalance stile e vigore tengono sospeso il numerosissimo pubblico sul baratro delle emozioni stimolate da interpretazioni al limite del conoscibile. 

Hanno dell’incredibile anche Jimmy Page, di soli 70 anni, Robert Plant di soli 66 anni e John Paul Jones di soli 68 anni che lo scorso anno al Kennedy Center Honors Led Zeppelin [Jason Bonham sostituisce il padre alle percussioni] eseguono i loro brani storici esattamente con la stessa grinta e con risultato migliore di quando avevano 20 anni. Questi gli argomenti che animano la conversazione tra una portata e l’altra, così accade che qualcuno si chieda, con motivata curiosità, come sia possibile che questi individui siano capaci, alla loro età di prestazioni di ottimo livello pur essendosi concessi molto nella vita. Alcuni dei suddetti (Jimmy Page e i Rolling Stones tutti), poi, non hanno mai nascosto di aver fatto uso di droghe e attribuiscono ad esse il merito delle loro performances, anche Steve Jobs lo ha affermato, peraltro. È a questo punto che l’onnivora saputella di turno sentenzia “sono tutti indemoniati”. 

Ebbene, tanto onore al demonio non lo darei … mi è sempre risultato che i poveracci da lui posseduti fossero dei gran svitati, sbiellati, con poca salute mentale e fisica; mentre da un’analisi anche superficiale delle abitudini alimentari delle rock star sopra citate, emerge che le stesse pratichino il vegetarismo (i Led Zeppelin tutti) o, comunque, non consumino carne rossa e siano molto disciplinati nell’alimentazione e nell’esercitare forme di attività fisica salutari. Mi risulta più facile attribuire a queste scelte, piuttosto che al demonio, la forma fisica e conseguenti ottime prestazioni. Bene, la conversazione evolve, da bravi italiani affetti da deformazione comportamentale cronica rimane incriccata nel cibo, si parla di carne, quella di cane di cui l’Europa ha autorizzato l’importazione e il consumo nei ristoranti etnici. Occasione golosa per il marito onnivoro della suddetta onnivora, poco sano per nulla prestante e molto più giovane dei rockettari indemoniati anche lui dedito in tempi che furono al consumo di droghe, per manifestare il desiderio bramoso di consumare legalmente un cane al forno con patate arrosto, cane presente e legato da rapporto di affezione a qualcuno dei presenti … ma lui non è indemoniato, no anche se la sua uscita pare un’interferenza di “Beetlejuice lo spiritello porcello”. 

Ad onore dei vegani vale la pena fare una veloce considerazione biblica: nel secondo libro biblico di Samuele, al capitolo 12 nei primi 6 versetti, ricorre l’unica citazione biblica in cui si accenna al fatto che venga mangiato un animale da affezione, “l’uomo che ha fatto questo merita di morire!” sentenzia il Re Davide senza mezzi termini, e non aggiungo altro. Noi siamo ciò che mangiamo, pare essere indiscutibilmente vero; è anche vero che siamo dotati di libero arbitrio quindi con la possibilità di scegliere. Gli onnivori tutti, però, non dovrebbero trascurare l’aspetto etico delle scelte alimentari: ogni cibo di origine animale ha con sé un pesante bagaglio di sofferenza che andrà ad alimentare e intossicare le fibre fisiche di chi mangia. Aver ridotto gli animali a oggetti di consumo e/o strumenti di produzione attraverso deleghe “industriali” non solleva nessuno dalla responsabilità diretta nel coinvolgimento del quotidiano olocausto consumato al fine di sfamare gli onnivori. L’attenzione ai valori etici e nutrizionali da parte dei consumatori cresce, vegetariani vegani non sono né eletti né illuminati né asceti; non serve che gli onnivori giustifichino le loro scelte inventando motivazioni scientificamente molto approssimative, serve che tutti facciano una seria autovalutazione dei comportamenti alimentari. Non trascurabile è l’impatto sull’ambiente causato dal consumo di alimenti di origine animale. 

Gaia, il sistema che ospita la nostra vita, non può reggere i consumi attuali degli onnivori, è urgente che se ne prenda coscienza … è urgente che ne prendano coscienza anche gli chef, da loro ci aspettiamo gustose e salubri proposte. È vero che vagano, tra uno chef e l’altro, numerosi “obesi recensori” pronti a scrivere fiumi di elogi su guide che nessuno leggerà, a questi si aggiungano le “foodBlogger” simpatiche e gioviali signore pronte a rinnegare qualsiasi tentazione animalista vegetariana o vegana che sia, pur di raccontare esilaranti liriche sul consumo di beccacce e ogni altro inconsapevole, innocente, indifeso animale capitato a tiro della contenuta fantasia di starChef. Resistete, chef, resistete al fascino arbitrario della recensione, dell’articolo; affascinate questo esercito emergente di foodies attenti all’etica nel piatto con creazioni che abbiano la forza di attirare anche consumatori stile Mick Jagger che al ristorante ci va e fa le foto con lo chef ma non mangia e beve solo acqua naturale; o stile Robert Plant, John Paul Jones e Jimmy Page, che al ristorante non ci vanno, e noi.  Che al ristorante ci andiamo poco, stanchi di proposte intossicanti, noiose, poco etiche, poco economiche …