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Veronelli Camminare la terra da Triennale a Astino

La mostra di Veronelli al Monastero di Astino

Di: Gabriella Coronelli

29 Maggio 2015

Categoria: ProfileFood

“Il vino è un valore reale , perché ci dona l’irreale”
Veronelli 1975
Perché una mostra dedicata a Luigi Veronelli in Triennale lo spiega il presidente della Triennale, Claudio De Albertis, nella sua prefazione al catalogo della mostra: “La mostra “Luigi Veronelli – Camminare la terra”, inaugura l’anno della Triennale dedicato ai temi dell’Expo e credo che non esista miglior avvio nei riguardi di un anno speciale come il 2015. La cultura materiale, in tutte le sue declinazioni, fa parte delle attività culturali ed espositive, da sempre, dell’unica istituzione, a livello internazionale, dedicata alle arti applicate. Certamente tra le arti applicate, il sistema alimentare, dalla ricerca alla progettazione, dal design alla forma del cibo, rappresenta uno dei capitali del nostro Paese, da tutti i punti di vista. Nessuno, come Luigi Veronelli, ha saputo cogliere, tradurre e diffondere la valenza culturale del cibo, del vino e della “terra”, svuotandosi della dimensione di consumo e di necessità, per affermarne tutta la portata morale ed estetica, convinto del diritto, come lo ha sempre mostrato nei suoi scritti ma soprattutto nel suo modo di agire, al piacere e alla gioia. …”. 

Gino Veronelli è entrato nel mio personale sentire attraverso le conversazioni di mio padre con i suoi amici, spesso ma non solo legate al vino, captavo, nel suo modo di esprimersi, note di stima, i toni erano quelli di chi trasferiva un valore, ed il mio papi non era certo largo nel concedere riconoscimenti di stima agli sconosciuti. Stima che diventa materia con il volume “Carnacina“, testo formativo della nostra gastronomia famigliare. Più giovane di Veronelli di soli 2 mesi, figlio della stessa città, rivoluzionario appassionato del diritto individuale al bello, al buono, al gusto della vita, mi ci sono voluti molti anni perché capissi, ma colsi con piacere negli scritti, nella biografia, di Veronelli tratti, segni specifichi, che spiegavano con affascinante precisione questa silenziosa e distante familiarità tra i due uomini, aiutandomi ad avere, dell’essenza di mio padre, una percezione più completa. 

Gian Arturo Rota è colui che, umilmente consapevole dell’immane e pregiato fardello accumulato in 20 anni di condivisione di esistenza professionale e umana, oggi trasferisce, a chiunque lo ascolti, la profondità, l’irresistibile fascino dell’uomo che ha camminato la terra seminando tracce comprensibili a chi ne conosce il codice di lettura, un alfabeto ancestrale e futuro. A Milano era l’ultimo giorno della mostra in Triennale, dopo una degustazione guidata da Sandro Sangiorgi dinamico creatore di Porthos, con 2 antichi sempre giovani enologi la cui vita è stata trasversale con la vita di Gino Veronelli, Emidio Pepe e Lino Maga, Arturo comunica, di Veronelli, il ruolo unico avuto di narratore di altro attraverso il vino, il significato che ciò assume in un luogo come la Triennale che mette in mostra questo altro e il vino attraverso la vita del narratore. Ci ha accompagnati all’ingresso della mostra, accennando a cosa ci aspettasse e lasciando che la tangibile atmosfera materializzata in quel tempio del segno fluisse nel percorso di una vita lì esposta a farsi conoscere, occasione per issarsi, emergere e godere di una visione privilegiata. Sono stata l’ultima ad uscire da lì, anche Arturo era già andato, la mente occupata, invasa, da quegli oggetti, gli scritti, gli appunti, i libri, la coerenza, un meraviglioso caos organizzato le cui leggi sono la ricerca più attraente che, ho pensato, Fritjof Capra sarebbe felice di analizzare: la rete della vita. 

A Bergamo era l’inaugurazione, il primo giorno della mostra allestita al Monastero di Astino, dove ci rimarrà fino al 31 ottobre. Dopo Fabio Bombardieri, presidente della Fondazione MIA che ha realizzato il recupero di questo meraviglioso luogo prossimo a compiere i 1000 anni, Arturo Rota ricorda che Veronelli osservava dalla sua abitazione il monastero con rabbia, per il degrado in cui sprofondava da molti anni, e con speranza, la speranza che potesse tornare a vivere ed ospitare un centro di cultura, potessero tornare le vigne, potesse ridare dignità al territorio intero e materializzò il suo pensiero in uno scritto … così si esprime Arturo: “… Quelle parole oggi sono di un’attualità potente. Qui si fa non solo viticoltura. Il parco agricolo dà senso a quelle parole preveggenti di Veronelli. Con quale emozione noi oggi ci portiamo a fare l’inaugurazione di questa mostra . … Giorgio Gori (sindaco di Bergamo) all’inaugurazione del Monastero, nell’anticipare che sarebbe stata inaugurata la mostra di Veronelli, fa un passaggio e dice “la mostra del grande Veronelli”. Ora, io sono da 30 anni in questo mondo e un’espressione simile l’ho sentita tante volte, per quello che Veronelli è, per quello che ha fatto, per quello che ha lasciato a ciascuno di noi, ma quando ho sentito il sindaco dire, in questo luogo, “Il grande Luigi Veronelli” per me ha avuto un effetto speciale, speciale perché ho pensato “Certo Veronelli è grande, su questo non c’è dubbio, ma diventa ancora più grande perché entra in questo edificio che è grande per la sua storia, ha una storia millenaria; quindi per me, che ho lavorato 20 anni con lui, pensare che il suo pensiero, la sua opera, la sua figura, il suo spirito, oggi abitano queste sale, davvero prende uno speciale significato molto speciale rispetto a come, fino ad oggi, io l’ho pensato.”” Questi due luoghi, la Triennale e il Monastero di Astino, intrinsecamente diversi accolgono la stessa mostra, lo stesso uomo, offrendoci lo stesso percorso ma restituendo sensazioni ed emozioni disparate, complesse, incredibilmente radicate nello stesso humus, una torba che profuma di eterno. 

La mostra* Il percorso della mostra rappresenta la sua vita e le sue attività, le sue scelte; il fulcro è la cantina, una particella della cantina di Veronelli, bottiglie scelte a testimoniare il valore di contenuto, immagine, senso:

  • La cantina di Veronelli, “Ho orgoglio, grande orgoglio, per questa mia cantina: 70.000 bottiglie e quasi tutte italiane”

Intorno sette sezioni, sette tappe fondamentali dell’affascinante percorso intellettivo e morale di Veronelli:

  • L’editoria e il giornalismo, “Sono proprio convinto che noi, scrivendo di cucina e divino, facciamo anche filosofia”
  • Il boom economico e la cucina, “La gastronomia è l’atto del giudizio che separa ciò che è buono da ciò che buono non è”
  • Il lungo viaggio in Italia, “Camminare la terra è esprimere il nostro vivere in continuo movimento”
  • Il vino, i vini, “Il vino è il canto della terra verso il cielo”
  • la Rai e “L’Etichetta”, “L’esperienza TV – certo ricordi i miei timori – non poteva essere più positiva” [1971]
  • I “no” e l’impegno civile, “Iniquo obbedire a leggi inique”
  • L’ultima grande battaglia: l’olio, “L’olio d’oliva è un merdaio”.

* fonte: Catalogo Luigi Veronelli camminare la terra – ed. Giunti – Ottagono